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La 1^ giornata di questa nuova Serie A2, probabilmente una delle più difficili e competitive degli ultimi 15-20 anni vede la Pallacanestro Forlì 2.015 impegnata sul difficile campo della UEB Cividale di coach Pillastrini che presenta un roster pressoché uguale a quello della passata stagione e coach Antimo Martino (foto copertina di Stefano Albanese), al suo terzo anno alla guida dei biancorossi, presenta così la sfida di domani: “Ripartiamo con una nuova stagione il cui inizio sarà sicuramente interessante perché affrontiamo una squadra che nelle ultime due stagioni ha fatto molto bene, su un campo che storicamente è ostico giocare e contro una squadra che ha cambiato pochissimo e questo rende questo esordio non semplice ma noi ci arriviamo con la testa giusta e la voglia di fare bene perché vogliamo iniziare il nostro percorso nella maniera giusta”.

Alla vigilia della prima partita chi, fra i nuovi arrivati, è più avanti e chi un pochino più indietro nell’apprendimento e adattamento al suo sistema di gioco?

“Non c’è un giocatore in particolar modo più indietro di altri. E’ chiaro che la squadra è cambiata molto dal mio punto di vista ben oltre il fatto che ci siano quattro giocatori dello scorso anno perché la nostra è una squadra nella quale, potenzialmente, il quintetto è completamente rinnovato ed in cui il ruolo degli americani è decisamente diverso da quello dello scorso anno e quindi è evidente che ci occorrerà un po’ di tempo e ci vorrà un po’ di pazienza. Nei giorni scorso ho avuto modo di parlare con diversi colleghi e tutte le squadre che si sono rinnovate in maniera più o meno importante hanno la stessa situazione a cui far fronte pertanto questo non ci deve spaventare. Questo è accaduto anche negli anni passati, sicuramente al mio primo anno qui a Forlì, meno la passata stagione dove c’erano giocatori in quintetto che davano maggior continuità a quanto fatto l’anno precedente, ma questa non è una situazione nuova per me e rappresenta, anzi, la normalità. Da questo punto di vista Pillastrini è uno di quegli allenatori che si trova in una situazione diversa ripartendo da Redivo, da Marangon, Miani e Dell’Agnello che sono un’ossatura importante del quintetto. Lo stesso è accaduto pochi giorni fa con la Fortitudo che aveva tre giocatori del quintetto che sono il segno di continuità e che soprattutto all’inizio di una nuova stagione offrono vantaggi. Chiaramente con il lavoro e il passar delle settimane questa situazione andrà a stabilizzarsi ed emergeranno le armi di cui ognuno dispone”.

Nel corso del primo mese ci saranno due turni infrasettimanali e quindi ci sarà da correre con impegni ravvicinati. Su cosa desidera che prima di altri aspetti la sua formazione si assesti e trovi una sua quadratura in questo inizio di campionato? Quali priorità ha dato alla sua squadra?

“Le priorità, come ho detto ai ragazzi anche qualche giorno fa, sono quelle di aumentare il livello di concentrazione, di presenza in campo, di reattività e impatto fisico e mentale nella gara. Ecco, queste sono quelle cose su cui si può intervenire anche senza un percorso che parta da lontano, perché di contro lo sviluppo del gioco, l’affiatamento e le situazioni speciali sono cose che si affinano col tempo e che crescono di partita in partita. Poi è ovvio che l’inizio di campionato con diverse partite ravvicinate ci impone di cominciare a correre da subito per raggiungere questo nostro macro obiettivo che, appunto, partirà da una maggior concentrazione, presenza e impatto mentale che sono cose che ci sono mancate nell’ultima partita contro la Fortitudo”.

Lei è alla sua terza stagione a Forlì e al di là dell’entusiasmo che l’accompagnerà, e che l’ha sempre accompagnata, quali sono le sensazioni quest’anno rispetto ai due precedenti inizi di stagione?

“Mah.. le sensazioni sono sempre un po’ le stesse e cioè un mix di desiderio di iniziare, di riflessioni su quello che saremo, su come vogliamo iniziare e su come inizieremo, poi si fa fatica a dare una risposta precisa perché c’è sempre uno scenario che immagini e c’è voglia di vedere sin sa subito che tipo di approccio avremo a questo tipo di campionato, ma non c’è dubbio che ci sia tanta voglia ed entusiasmo di iniziare a fare bene che è anche la mia più grande speranza”.

Ci tracci un’analisi veloce sulle squadre di questo campionato e come colloca Forlì all’interno dello stesso, che ha detta di molti sarà un campionato equilibrato?

“Sicuramente Forlì è tra quel gruppo abbastanza cospicuo di squadre che vogliono essere ambiziose, poi secondo il mio punto di vista, partita dopo partita, un po’ di valori verranno delineati. Quello che è certo e che dicono tutti è che siamo di fronte ad una Serie A2 di altissimo livello che negli ultimi 10/15 anni non ha mai avuto ai nastri partenza questi presupposti e quindi ci sono veramente tante squadre, società e piazze storiche e ambiziose, anche tra le neo promosse, che lotteranno domenica dopo domenica per raggiungere i propri obiettivi. Pensate ad andare a giocare a Livorno o ad Avellino, piazza che conosco benissimo, sarà difficile e stimolante perché trattasi di campi difficili dove andare a giocare e fare punti oltre alla logistica di trasferte lunghe e impegnative. Credo che questo sarà un campionato che per certi aspetti centri davvero poco con quello a cui siamo stati abituati a disputare fino all’anno scorso, ma tutto questo nelle sue difficoltà risulta anche essere molto stimolante”.

Come sta Dawson anche alla luce dell’infortunio al dito della mano sinistra, quella con cui lui tira?

“Sta meglio ed anche in questi giorni si è allenato regolarmente con un tape protettivo anche se chiaramente è una cosa che lo condiziona e lo ha condizionato nella partita di Supercoppa. La speranza, ovviamente, è che domani questa cosa non sia condizionante”.

Come ha detto Pasquali nella conferenza di presentazione Harper e Dawson vanno aspettati perché devono calarsi in una dimensione nuova. Dal tuo punto di vista che cosa chiedi loro in questo momento?

“Ci aspettiamo che ci diano pericolosità e presenza e che, di conseguenza, riescano a ricoprire quel ruolo che noi abbiamo immaginato per loro. Chiaramente serve tempo, ma personalmente non ho dubbi che questo avverrà col lavoro e domenica dopo domenica. Anche al mio primo anno ricordo che lo stesso Sanford, giocatore di prima lega, impiegò alcune partite per capire la sua nuova dimensione o lo stesso Adrian al quale occorse un po’ di tempo prima di iniziare a performare. Per questo mi sento tranquillo perché il valore dei nostri due americani non lo scopro certo io e tendenzialmente i giocatori di valore prima o dopo iniziano a contribuire, ma non dobbiamo fare l’errore di giudicare dopo una sola partita ufficiale perché davvero non abbiamo nessun elemento per dire che non potranno essere determinanti per noi. L’unica certezza, nonché dato oggettivo, è che Dawson è arrivato più tardi e quindi ha 15 giorni in meno di Harper di lavoro coi compagni e di preparazione. Pensate ad Allen l’anno scorso, un giocatore che aveva fatto dell’NBA ed anche a buoni livelli, non è che faceva 40 punti tutte le partite perché non è un’equazione matematica che scendendo di categoria uno può fare quello che vuole. Qui nessuno ti permette di fare ciò che vuoi come noi non lo consentiamo ai nostri avversari”.

Dell’Agnello in settimana ha dichiarato che in casa vogliono vincerle tutte. Lei della sfida di domani teme di più Cividale o il vostro affiatamento di gruppo che ancora non può essere al 100%?

“Sono onesto e rispondo che dovendo scegliere non avrei mai scelto Cividale come prima partita perché è lo squadra dello scorso anno e quindi guardando le partite hanno il ritmo e i giochi dello scorso anno in quanto gruppo che si conosce e consolidato. Detto questo andremo lì per fare la nostra partita ben sapendo che abbiamo le qualità per fare bene e fare risultato. Più che temere direi che affrontare una squadra che ha lo stesso allenatore e praticamente lo stesso gruppo dello scorso anno, soprattutto all’inizio del campionato, non è la cosa ideale, ma non ci tireremo certo indietro”.

Come si stanno inserendo i nuovi innesti come Parravicini e Del Chiaro?

“Siamo contento di tutti i giocatori soprattutto per come si allenano, per come vengono in palestra e per lo spirito con cui sono arrivati e iniziano a stare insieme a Forlì. E’ chiaro che ci vorrà del tempo perché quando si parla di adattamento non ci si riferisce solo agli americani. Parravicini oggi si trova a giocare in un contesto, con tutto il rispetto per Nardò, sicuramente diverso, con una pressione ed una responsabilità diverse e Del Chiaro non ha mai avuto un ruolo da protagonista, mentre noi nel nostro progetto vogliamo darglielo e quindi non è detto che sia facile per lui arrivare subito a produrre e giocare come vogliamo e ci aspettiamo. Dal canto nostro non dobbiamo commettere l’errore di avere fretta e dovremo essere bravi a concedergli la possibilità di fare errori e supportarlo in tal caso. In definitiva ci sono tanti processi che vanno a condizionare il rendimento della squadra e per i quali dovremo avere pazienza. Questo vale per i nuovi, ma anche per i veterani perché Pollone, per fare un esempio, avrà un ruolo diverso e dovrà dare il suo contributo in uno spazio temporale inferiore e magari uscendo dalla panchina ed è per questo che all’inizio parlavo di cambiamenti che vanno ben oltre i sei giocatori nuovi che compongono il roster. Sappiamo che abbiamo una strada da fare ed è chiaro che prima la faremo e la raggiungeremo e prima saremo come dobbiamo e vogliamo essere. Detto questo siamo tutti consapevoli che non possiamo aspettare fino ad allora per essere competitivi e quindi dovremo performare da subito e fare punti per raggiungere i nostri obiettivi. Questo vale per noi come per tutte le altre squadre”.