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Riposo, una parola che piace e non ai corridori. Rompere l’incedere, il flusso per alcuni è più deleterio che spingere affondo ogni giorno, senza interruzione. Ma il riposo, affrontato dai girini ieri, può anche permettere di allontanare il pensiero della sfida, concedendo un’evasione psichica necessaria per ripartire con un’energia nuova. Pochi giorni fa discutevamo della sorprendente piattezza di una corsa che aveva espresso pochi giochi di forza da parte degli uomini di alta classifica, assistendo ad una serie infinita di volate e sportellate da parte dei velocisti in gara. Ed il copione non possiamo dire sia poi tanto mutato nelle tappe a seguire.

Una gara sorniona, quasi irriconoscibile, dove poca fortuna per le fughe ed un terreno non adattassimo per i big, hanno reso le 8 tappe copioni poco emozionanti. Facilitando, per certi versi, la vita al romano Valerio Conti, ancora ‘possessore’, con grande merito, della maglia rosa. Poi è arrivata la cronometro di San Marino per scatenare un putiferio. Non fosse bastata la sfida all’orologio di Bologna a destare impressione, nella quale Roglic aveva fatto man bassa e staccato tutti con estrema agiatezza, sul Titano il copione si è poi ripetuto. Ma per un valore matematico, che viene determinato dalle proporzioni e quindi dal tempo che si dilata in funzione alla distanza.

Nei quasi 35 chilometri che intercorrono tra Riccione e San Marino si è compiuto un nuovo atto del predominio di Primoz Roglic sui suoi diretti concorrenti alla maglia rosa. Nemmeno la pioggia battente è riuscita a rallentare l’incedere dello sloveno, che ha vinto la tappa ed inflitto distacchi sonanti a tutti gli avversari. Unico a sapersi difendere egregiamente è stato Vincenzo Nibali, che ha destato grande impressione, contenendo il distacco e limitando i danni. Il motorino della Lotto-Visma è attualmente in uno stato di simbiosi col mezzo da cronometro, dove riesce ad esprimere un gesto fluido e redditizio, garantito da una condizione che appare ogni giorno più luccicante. Mancano certo ancora tutte le montagne, arriveranno presto, nel weekend prossimo, e capiremo se le forze in campo sono in effetti quelle che si sono palesate nelle due cronometro individuali.

Ci attendono, nel frattempo, altre due giornate apparentemente piatte. Segmenti dai profili altimetrici veramente poco allettanti, ma che potrebbero anche sorprendere. “Oggi riflettevo, poco ad essere sincero, perché il giorno di riposo serve a questo, staccare la spina – ci spiega Matteo Montaguti, alfiere forlivese al Giro Ma guardando il percorso, la linea che unisce Ravenna a Modena, mi sono accorto che non percorreremo strade particolarmente ampie. Ci sarà molto vento e se valutiamo che molti big hanno accumulato distacchi importanti, non sia mai che qualche squadra voglia giocarsi la carta dei ventagli e dei giochetti per mettere in difficoltà Roglic. La tappa è corta e per questo mi è sobbalzata questa strana ipotesi”.

Matteo, nel suo puntualissimo resoconto, ci condivide questo pensiero, come fosse una piccola visione, ma siccome le corse non si determinano solo con la forza, ma anche con l’astuzia, non si può escludere niente. “Le due tappe che ci aspettano non hanno tanto da dire, sono quasi frazioni di trasferimento, specie quella di oggi da Ravenna a Modena. Poi mercoledì si va ancora oltre i 200 km, quindi in quella giornata non mi aspetto grande bagarre. Però a volte ‘corto’ equivale a voglia di fare casino!”.

Sono passate nove tappe, si è vissuto un weekend romagnolo e questo significa profumo di casa e calore della famiglia. La giornata di riposo è stata bella e direi utile, perché avere la famiglia vicina è quella fonte di energia necessaria per rimettere carburante nel serbatoio. Mi sono riposato, ho toccato poco la bici, mi sono decisamente rinvigorito”. Sinora non c’è stato spazio per tutti, perché lo spazio concesso è stato poco e quello che deve dire il Giro nella sua massima espressione deve ancora a venire. “Ammetto che vorrei raccogliere qualcosa di più già da questa seconda settimana, almeno capire e provarci, poi darò tutto me stesso nella terza, dove sarà assalto totale”.

Lasciamo Matteo al suo ritorno alla ‘normalità’ quotidiana. Sono stati nove giorni ad alta velocità, anche se non troppo spettacolari, ma il gruppo viaggia forte e la stanchezza si accumula, quindi determinante è scacciarne almeno una parte. Quella che viene dissolta lascia spazio ad una nuova dose di forza da poter spendere nei giorni a seguire. Dove proveremo a seguire le dinamiche di corsa con una prospettiva diversa, concentrati sull’aspetto tattico. Ogni angolo di ombra può nascondere un trabocchetto, un ostacolo anche per chi sino ad oggi ha messo in mostra sicurezza e condizione superba.