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La Pallacanestro Forlì 2.015 corre verso il traguardo dei playoff e lo fa grazie ad una prestazione di solidità e determinazione come quella di domenica nel derby contro la Fortitudo Bologna che, contrariamente ai biancorossi, dopo un ottimo primo tempo, ricco di dispendio energetico, non riesce a mantenere lo stesso livello d’intensità e paga dazio alla distanza cedendo agli uomini di coach Martino. Piazzale della Vittoria questa volta vuole portarvi dentro al lavoro atletico specifico che c’è dietro alle prestazioni, attraverso la voce del preparatore atletico Jacopo Mulinacci, raggiunto telefonicamente e col quale abbiamo avuto il piacere di scambiare quattro chiacchiere.

Buongiorno Mulinacci, la domanda è d’obbligo. Come sta la squadra dal punto di vista fisico?

“La squadra, considerando che siamo arrivati quasi in fondo ad una stagione lunga e con un format nuovo a 20 squadre e con molte partite infrasettimanali, dal punto di vista fisico sta bene ed anche Daniele Magro, che nell’ultimo periodo ha avuto il mal di schiena che lo ha limitato, sta recuperando. Per il resto siamo contenti di quello che stiamo facendo perché c’è una bella sinergia con lo staff tecnico e sanitario. Il lavoro quotidiano è sempre quello di gestire al meglio le energie e questo non sarebbe possibile se non ci fosse una stretta collaborazione con lo staff tecnico che è sempre molto aperto e disponibile a gestire e a trovare ogni giorno l’assetto giusto, anche dal punto di vista dell’allenamento, per provare a tirare fuori il meglio e quindi non posso che definirmi molto soddisfatto sotto il profilo della condizione fisica dei ragazzi”.

Siamo a due partite dal termine della regular season. Quanta benzina c’è nel serbatoio dell’Unieuro e come cambia il suo lavoro in vista dei playoff?

“Difficile dire quanta benzina ci sia nel serbatoio della squadra. Come ho detto prima è stata una stagione stancante e stressante per tutti e quello che stiamo facendo adesso è di usare le energie necessarie a preparare le partite nel miglior modo possibile. Sicuramente quello che dovrà cambiare, nel poco tempo che avremo nella post season, sarà il recupero delle energie. Non ci sono né segreti, né strategie particolari, semplicemente adesso dovremo cercare di portare tutti nel miglior stato di forma possibile e per farlo è fondamentale che tutti abbiano più energie possibili. La parola d’ordine da questo momento in avanti diventa recupero. Recupero, ma non inteso nel senso di sedersi e riposare. Ogni giorno saremo in palestra con una squadra che ha grande spirito di sacrificio e cultura del lavoro, nessuno si è mai tirato indietro in questi mesi e questa è una cosa veramente apprezzabile e non così scontata di cui vado orgoglioso. Adesso dovremo esser bravi a ricaricare le energie, gestirle in maniera intelligente e con lo staff trovare ogni giorno il compromesso tra qualità e quantità del lavoro. Questo dovrà consentire ai giocatori di arrivare alla domenica ancora con quella carica che alla fine diventerà energia nervosa perché giunti alla fase finale anche le motivazioni saranno quelle che spingeranno a fare quello che con le sole gambe non si arriverebbe più a fare”.

Scendiamo un po’ nello specifico della sua professione. Lavoro atletico e motivazioni. Quanto incide la componente mentale nella riuscita di un buon allenamento e come si lavora su questa componente mentale?

“Sicuramente alla base c’è un rapporto di fiducia che si crea durante l’anno. Alla fine il nostro è un lavoro fatto di relazioni perché i giocatori non sono tutti uguali, c’è chi preferisce allenarsi molto anche in sala pesi, chi preferisce fare del lavoro extra sul campo, chi preferisce staccare completamente e quindi dal mio punto di vista la chiave è da ricercare nel rapporto umano per capire chi hai davanti e supportarlo nelle scelte sul cosa sia meglio fare o non fare. Essere da supporto ai giocatori e allo staff tecnico fa sicuramente parte del mio lavoro. Valutare come un giocatore stia mangiando, o come stia riposando è una parte importante della componente mentale. Tra l’altro quest’anno molti giocatori hanno iniziato un percorso con una nutrizionista investendo sul loro corpo, altra cosa non così scontata, e quindi con l’alimentazione, l’idratazione e l’integrazione riusciamo a sopperire ai periodi di calo”.

Nel suo lavoro quotidiano, c’è un dettaglio a cui presta particolare attenzione perché, per esperienza personale, spesso antecede un infortunio muscolare?

“Ovviamente non abbiamo la sfera di cristallo, ci sono stagioni più fortunate ed altre meno dal punto di vista degli infortuni anche in base ai giocatori che si hanno a disposizione e ad altri fattori. Un infortuno, purtroppo, è un qualcosa che puoi provare a ridurre, ma che non è evitabile al 100%, né pronosticabile. La prima cosa da sottolineare è il rapporto con lo staff perché se c’è sinergia con lo staff tecnico sicuramente la modulazione dei carichi, che è la prima cosa, diventa più facile. Capire quando spingere di più, quando spingere di meno, quando fermarsi prima o quando ci si può spingere oltre, sono la base. Con i giocatori, invece, il dettaglio che fa veramente la differenza è aiutarli ad avere una buona cultura del sonno e dell’alimentazione, perché quanto dorme, come dorme, come si alimenta o come si idrata un atleta, sono quei dettagli che nel corso di una stagione fanno veramente la differenza nella prevenzione degli infortuni. Tengo a precisare che quando parlo di staff includo i fisioterapisti Luca Cornazzani e Cristian Sabbioni, i medici senza il cui lavoro preventivo avremmo avuto una situazione sicuramente peggiore, l’osteopata Roberto Belli e tutto lo staff sanitario che ha gestito situazioni a volte non semplici per far arrivare i ragazzi in condizione di poter giocare la domenica successiva “.

Come coniuga un preparatore le esigenze di ogni singolo giocatore che ha un proprio “motore” e proprie caratteristiche differenti dagli altri? Prendiamo ad esempio due situazioni tangibili. Gaspardo che fino a poco tempo fa era in forma smagliante appare un po’ in calo, mentre Harper è in evidente crescendo di forma. E’ solo apparenza o sono dati oggettivi che anche lei riscontra sul campo? E come si lavora, eventualmente, in presenza di due situazioni così opposte?

“A volte sono impressioni influenzate da quello che si vede in campo perché se prendiamo Gaspardo contro la Fortitudo, parlando dal mio punto di vista e da quello che è il mio tipo di lavoro, può aver fatto un’impressione minore rispetto alle ultime uscite in termini di statistiche, però l’energia e l’intensità che è riuscito a mettere su ambo i lati del campo sono state pazzesche ed è riuscito ad avere un impatto importante dal punto di vista fisico e quindi dico, per quanto mi riguarda, che Gasp non è in un momento di calo fisico ed è un ragazzo che ha un’etica del lavoro pazzesca e quindi non ho dubbi sulla sua tenuta. Per quanto riguarda Demonte, ha avuto sicuramente un periodo complicato in termini di ciò che riusciva a produrre in termini offensivi, adesso invece sta producendo delle statistiche migliori, ma anche lui è innegabile che dal punto di vista fisico ci sia sempre stato e sia sempre stato un atleta impeccabile. Pertanto, per chiudere il discorso sulla sua domanda, da un occhio di addetto ai lavori, le dico che a volte ci facciamo prendere dal giudizio sulle prestazioni, ma se si pone l’attenzione sull’energia che un giocatore riesce a mettere in campo, e qui Gaspardo è davvero l’emblema, avremmo un altro tipo di visione della performance del giocatore stesso”.

In chiusura ci tolga una curiosità: nel calcio professionistico si fa un grande uso dei gps, nel basket non si utilizza questo strumento per monitorare le performance dei giocatori?

“No, perché non sono disponibili per quanto riguarda l’impiego in partita nelle competizioni ufficiali a partire dalla Serie A1. Da parte della Federazione non è previsto il loro l’utilizzo che sarebbe sicuramente utile. E’ comunque una battaglia che stanno portando avanti ai piani alti per cercare di cambiare il regolamento. Questo offrirebbe anche a livello di esigenze televisive tante informazioni in più”.

Si ringraziano la Pallacanestro Forlì 2.015 e il preparatore atletico Jacopo Mulinacci per la disponibilità mostrata nella realizzazione della presente intervista.